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Un uomo lungo un secolo, ecco chi è Norbert Elias. Ebreo laico, sociologo senza fissa dimora, mai corretto, mai scontato, Elias ha coltivato per decenni un indefettibile slancio vitale, senza concedersi alle mode apocalittiche della contestazione o a quelle furbette del riflusso. Un uomo capace di parlare di sport, di guerra, di poesia, di religione, di civiltà e barbarie, di serietà e facezie conservando sempre il medesimo piglio, sempre la stessa fiducia in sé e nella propria umile tracotanza di scienziato delle cose umane. Un uomo che ci parla dalle periferie dell'Europa, dal disfacimento dell' establishment, dal crollo del Muro di calcestruzzo e ideologie che ha forgiato il Novecento: è da qui che Elias, come una di sonda lanciata nel tempo, osserva le dinamiche del suo mondo (i "processi"), come dalla nostra prospettiva, come se fossimo noi a guardare, ex post, la fine delle sicurezze, la liquefazione dei rapporti, la moltiplicazione esponenziale delle occasioni di incontro. A Elias non sfuggono i segni dei tempi, li coglie con vorace ostinazione e li interpreta con onestà e tenacia, sfidando le bandiere ideologiche dei suoi contemporanei (il disfattismo ecologista, il pessimismo esistenzialista) e mirando sempre e soltanto a "tentare, cercare, inventare e sopportare".